Secondo il MIT il Machine Learning può diventare una Stele di Rosetta 2.0

Recentemente un articolo del MIT ha fatto sussultare tutti gli appassionati linguisti del mondo. Secondo l’articolo, il Machine Learning potrebbe aiutarci nella comprensione delle lingue sconosciute. 

Due ricercatori del Mit e uno del Ai Lab di Google hanno preso la Lineare A e la Lineare B come campo di prova per sviluppare e testare le tecniche di Machine Learning al fine di poter comprendere finalmente le lingue del passato che sono giunte fino a noi grazie a reperti storici.

Lineare A e Lineare B sono due sistemi di scrittura scoperti a Creta nel 1900 dal celebre archeologo britannico Arthur Evans. La lineare B è stata decifrata e tradotta. È un sistema di scrittura sillabica utilizzato dai micenei per denotare graficamente la loro lingua, risultata essere una forma arcaica della lingua greca.  Essa condivide con la Lineare A molti simboli. Tuttavia se si usano le sillabe della Lineare B nella Lineare A si ottengono parole che non sono riconducibile a nessuna lingua nuova.

Machine Learning tradurrà la misteriosa Lineare A?

L’idea di utilizzare questo tipo di tecnologia per svelare i misteri del passato non è nuova ed è già utilizzata. Il Machine Learning individua le relazioni tra parole e quante volte uno o un gruppo di glifi appare e se appare accanto a determinati simboli. Con questo metodo tuttavia serve una grande mole di reperti archeologici a cui il software attinge per cercare le correlazioni.

La nuova tecnica non si basa sulla frequenza di determinati simboli e la loro relazione con altri glifi all’interno della medesima lingua.

Gli studiosi hanno sviluppato un nuovo modo per tradurre lingue perdute in modo automatico. Si utilizza un sistema di tecniche di Machine Learning che potrà comparare i simboli della lingua sconosciuta con quelli di tutte le lingue di cui la traduzione automatica funziona. Hanno testato questa tecnica con la Lineare B: grazie all’utilizzo del greco antico hanno tradotto in modo automatico il 67%. Hanno testato anche una delle prime lingue alfabetiche indoeuropee, l’ugarico, di cui hanno tradotto il 5% utilizzando l’ebraico.

La vera sfida si presenta con la Lineare A. Si utilizzeranno tutte le lingue di cui si ha già la traduzione automatica, nella speranza di tradurre questo (e in seguito altri) linguaggio e conoscere una parte della storia a noi finora sconosciuta.

 

 

 

 

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