Dopo l’attacco di Trump e le sue conseguenze, la Cina risponde agli USA con una velata minaccia che rischia di cambiare il panorama dell’industria tech
Dopo la decisione degli USA nei confronti della ditta cinese Huawei, e mentre ancora si parlava della mossa di Google, la Cina ha risposto con una mossa da scacco. Il presidente Cinese, consapevole che la sua nazione ha un ruolo fondamentale nella crescita dell‘industria tech statunitense, ha deciso di controbattere con una mossa che ha spinto gli USA a mitigare la sentenza. Da un ultimatum immediatamente operativo si è passati infatti a un congelamento per tre mesi delle restrizioni verso Huawei.
Cina risponde agli USA: minaccia di paralizzare l’export di terre rare
Mentre Google abbandonava Huawei per uniformarsi alle decisioni del governo USA, Xi Jinping, presidente cinese, insieme al suo vice ha fatto visita all’azienda Jl-Mag, azienda leader nel suo settore. Si occupa difatti delle famigerate terre rare.
Cosa sono le terre rare?
Le terre rare sono minerali largamente utilizzate in elettronica per produrre superconduttori, microchip, fibre ottiche laser, schermi a colori, cd, dvd e persino carte di credito. Con le terre rare si possono produrre anche magneti che sono utilizzati per le vetture elettriche o ibride, turbine di aeroplani e per la produzione di energia alternativa come quella eolica. I giacimenti minerari economicamente sfruttabili sono molto rari. Di solito questi minerali si formano in prossimità di particolari corpi magmatici che si formano sotto la superficie terrestre.
I più importanti giacimenti sono localizzati in territorio cinese. Difatti la terra del dragone copre la necessità di terre rare statunitensi dell’80%. Altri giacimenti importanti ai fini economici e commerciali si trovano in Africa, che sono comunque appannaggio cinese, nel Caucaso sotto il dominio russo, e l’Australia che non ha una quantità di terre rare così ingente da soddisfare l’altissimo fabbisogno statunitense.

Domanda e offerta di terre rare dal 2005 al 2015.
Fonte: Dudley Kingsnorth/Industrial Minerals Co. of Australia
Da questo si evince come la visita apparentemente immotivata a Jl-Mag del presidente cinese e del vice presidente (che è anche il capo negoziatore con gli USA) abbia raggelato il governo statunitense, costringendolo a ritrattare la decisione presa pochi giorni prima e a mitigarla di molto. Se la minaccia velata che il presidente ha lanciato andando nell’azienda Jl-Mag si attuasse, un’enorme fetta di industria degli Stati Uniti cadrebbe in ginocchio.
Non solo verrebbe a mancare il materiale primo per la realizzazione di tutti i prodotti tech, ma ne risentirebbe anche l’industria metal meccanica. La Jl-Mag produce anche i magneti che sono utilizzati per la realizzazione delle vetture elettriche.
La decisione cinese di rispondere agli Stati Uniti, andando a toccare un punto piuttosto importanti dell’economia del paese a stelle strisce, sembra aver portato dei risultati. Come risponderanno gli USA ora?