A seguito degli attentati il governo impone la chiusura dei social network in Sri Lanka. C’è chi applaude la scelta e chi la addita come censura
La Pasqua Rossa: Cosa è successo il 13 aprile nello Sri Lanka.
Sri Lanka, chiamata poeticamente come “lacrime dell’India”, ha vissuto una Pasqua alla stregua delle nozze di Margherita di Valois con Enrico di Navarra. Questa volta a essere sotto attacco sono i cattolici.
Alle 8.45 ora locale, nella domenica di Pasqua, un uomo si è fatto esplodere nella chiesa di Sant’Antonio a Colombo, la capitale cingalese.
Nelle ore successive ci sono state altre esplosioni, causate da kamikaze: cinque nella città, una a Batticaloa e un’altra a Negombo. Gli obiettivi sono stati chiese cristiane, hotel e resort. Quella nella chiesa di San Sebastiano, a Negombo, è stata così forte che ha sventrato il tetto dell’edificio, causando la morte di 104 persone. Il totale di deceduti sale a più di 300 e il Governo ha sancito il 23 aprile come giornata di lutto internazionale.
Chiusura dei social network in Sri Lanka a seguito degli attentati
A seguito degli attentati il governo impone la chiusura dei social network in Sri Lanka, con l’intento di arginare la circolazione di Fake News e discorsi d’odio che avrebbero ingigantito l’accaduto e creato il panico tra la popolazione. A portare il governo cingalese alla chiusura dei social, c’è l’esempio incorso il 15 marzo, a seguito degli attentati in Nuova Zelanda.
In questa occasione i social media non sono stati invasi dal materiale legato direttamente all’attentato, ma da fake news e discorsi che alimentavano l’odio tra gli utenti. Nonostante il nobile intento di contenere il dilagarsi di Fake News e discorsi che inneggiano l’odio (con il rischio di incorrere in altri casi violenti), la decisione ha creato due fazioni in netto contrasto tra di loro. C’è chi approva la chiusura dei social network, Kara Swisher, nel New York Times approva, affermando l’incompetenza di tali piattaforme nell’approcciarsi a situazioni del genere, arginando il dilagare di Fake News, discorsi d’odio e le immagini di violenza.
Chiusura dei social network: l’accusa di censura e il rischio di sospetti e violenze
Tuttavia non tutti la pensano come la giornalista americana.
Il fondatore di Africa Check, un’organizzazione indipendente, Peter Cunliffe Jones twitta i suoi dubbi così:
“Dati i terribili eventi in #SriLanka, è comprensibile, ma controproducente, silenziare le piattaforme dei social. Le dicerie si diffondono più facilmente in uno spazio vuoto. La maniera migliore per affrontare la disinformazione è controbilanciarla con informazione vera e corretta”.
Il controbilanciare la Fake News con informazioni corrette è di certo lo stratagemma vincente per arginare la diffusioni di notizie scorrette. Tuttavia c’è anche da dire che il controbilanciamento è difficile in una piattaforma dove le informazioni circolano senza una supervisione veloce ed efficace. Si possono sempre adottare i vecchi sistemi di divulgazione, come radio e televisioni, o addirittura i quasi dimenticati giornali per distribuire le giuste notizie. Il Social Media non è l’unico mezzo di comunicazione esistente, è il più recente e il più facile da utilizzare.
Tuttavia, la rapidità di diffusione dei Social Network ha fatto s’ che entrasse nell’utilizzo quotidiano delle persone, molto di più della televisione e della radio o dei giornali. Per cui, le piattaforme social dovrebbero sbrigarsi a trovare un metodo facile, efficace e soprattutto veloce per arginare, controbilanciare le fake news.
Bloccare i social network: come reagiscono le persone
Il totale blocco dei social ha un effetto negativo sulla popolazione. Secondo Alp Toker, direttore di Netblocks, il totale silenzio dei social crea un vuoto di informazioni, che può esplodere in altre parti, e può aggravare ulteriormente il senso di paura e panico, per non parlare di dubbio e insicurezza, alimentando il sospetto del “il Governo nasconde qualcosa” che nasce così facile in certe situazioni .
Chiudere i Social è quindi una soluzione giusta o sbagliata?
Alla luce degli ultimi avvenimenti, non solo di questa Pasqua, ma degli ultimi anni, è difficile dire quale sia la risposta giusta. È molto probabile che negli anni si vedrà evolversi un sistema legislativo che tuteli la libertà di informazione e di parola, e al contempo blocchi le Fake News, una soluzione che si trova, come direbbero i latini, nella metriotes, il “senso della misura e e l’equilibrio degli opposti.