“Il rischio è sviluppare umani incapaci di farne a meno, che si sentono onniscienti perché digitano una domanda a ChatGPT”, spiega uno dei componenti del Garante della privacy. L’intelligenza artificiale, il fact-checking, i nuovi strumenti e la protezione dei dati.
È come se la lancetta delle ore, o addirittura dei minuti, marciasse più rapidamente. Dieci anni e anche meno ci vorranno perché un occupato su quattro possa essere sostituito dall’intelligenza artificiale, in una società sempre più simile a una costellazione di tribù. Dove ciascuno, in base ai dati che profonde nei device, troverà solo ciò che lo riflette. Come nell’allucinante scena degli specchi immaginata da Orson Welles per “La signora di Shanghai”.
Il Foglio del 02 Febbraio 2025 – link